Durante il concerto a Foglianise dell'agosto 2016, Fabrizio Cusani si profonde in un accorato preludio al brano "Brigante Se More" , affrontando il tema del Brigantaggio Postunitario e della Questione Meridionale attraverso argomentazioni già ampiamente dibattute da storici, scrittori e giornalisti in posizione di controtendenza ideologica con la storia ufficiale. Ne segue la trascrizione e la pubblicazione dell'audio in fondo alla pagina.
"Insomma, com'è che li chiamarono, Maestro?
Li chiamarono "briganti".
Eh già, perché è una storia che non si racconta al Sud Italia.
Li chiamarono "briganti" come dei malfattori, dei delinquenti comuni. Eppure quelle persone si difesero con le armi per difendere i confini di una Nazione che sin dal 1180 aveva confini sempre gli stessi, certi, dall'Abruzzo alla Sicilia: era il Regno delle Due Sicilie, popolato da gente che non muoveva guerra a nessun vicino da 700 anni. Noi del Sud siamo sempre stati un popolo estremamente pacifico. Però ci definiscono "zona depressa d'Europa", probabilmente adesso lo siamo, ma lo siamo diventati perché quella unità al Sud non serviva.
C'era già un'unità di lingua, cultura, religione; lo Stato c'era. E aveva anche delle grandissime eccellenze da mostrare. La prima industria pesante del ferro nata nella Penisola, sapete dove si è radicata? In Calabria, Mongiana. Dopo l'Unità d'Italia fu smontata, portata a Terni e in parte a Genova dove attualmente c'è il polo dell'acciaieria italiana. La prima locomotiva a vapore costruita in Italia avvenne a Pietrarsa, Napoli. Così come il primo vaporetto a solcare l'Atlantico e i mari del Sud Italia fu un vaporetto che batteva bandiera del Regno delle Due Sicilie. Così come la prima tratta ferroviaria, la Napoli-Portici.
Insomma, qualcosa non torna perché in quegli anni, intorno al 1850, quel Regno era il terzo d'Europa dopo l'Inghilterra e la Francia. Napoli, la sua capitale, ebbe per prima di ogni altra città italiana l'acqua corrente nelle case; ci furono i primi esperimenti di illuminazione pubblica, prima a gas e poi elettrica.
E ancora qualcosa non mi torna, Maestro. Aria depressa da sempre; "terroni" da sempre. Il libro di Storia qualcosa non ce l'ha detto. Napoli contendeva il ruolo di capitale europea a Parigi; tant'è che a Napoli è nato il primo teatro moderno del mondo, il San Carlo di Napoli; Napoli è stata la prima città d'Italia per numero di giornali, riviste, teatri, conservatori musicali.
E ancora qualcosa non mi torna. A Napoli e nel Sud Italia si registrava la più bassa nota di mortalità infantile; e, invece, c'erano le finanze più prospere dell'intera Penisola. Insomma, ieri come oggi basta andare a individuare quali sono le ricchezze, dove stanno le ricchezze, per capire anche dove vanno a muovere le guerre: pensate alla Siria, Iraq, Libia, Mali: guerre per il petrolio. Tant'è che anche in quegli anni il Banco di Napoli contribuì per l'80% della sua ricchezza alla nascente Banca d'Italia. Per l'80%! Fatto sta che dopo quella unificazione il tessuto economico, finanziario, culturale del Sud fu completamente estirpato; le scuole furono chiuse per trent'anni; la leva obbligatoria fu portata a cinque.
Ma, soprattutto, quello che si tace sui libri di storia è che al Sud non conoscevamo immigrazione. Non conoscevamo immigrazione fino al 1861!
Insomma, dopo quella devastazione, o si diventava emigranti oppure briganti!".